La programmazione di quest’anno del Teatro Nuovo Giovanni da Udine ha portato grandi nomi del teatro nazionale in città e, cosa più importante, li ha accostati a giovani compagnie, che si sono già distinte per la qualità delle loro interpretazioni. Questi spettacoli sono raccolti nella rassenga “Giovani Compagnie e Classici”. Il primo di questi spettacoli è “Le Nuvole” di Aristofane, poi il 26 febbraio seguirà “La Patetica – Tre sgangherati movimenti sulle note di Cechov” di Lorenzo De Liberato ed in fine il 9 marzo “Romeo e Giulietta” di William Shakespeare, adattamento e traduzione di Francesco Niccolini.
Per rendere ancora più speciali questi spettacoli la Fondazione Teatro Nuovo Giovanni da Udine comprende nel biglietto un aperitivo prespettacolo. Il foyer del teatro si trasforma in un elegante luogo conviviale in cui attendere il suono della campanella che chiama gli spettatori ai propri posti.
Vi consigliamo inoltre, nel momento di assalto al guardaroba del dopo-spettacolo, di eludere la sorveglianza delle maschere e dirigervi al primo piano dove vi aspetta una delle esposizioni di “Invasioni Artistiche” rassegna organizzata dalle Officine Giovani – servizio del Comune di Udine realizzato dalla cooperativa Aracon – in cui i sei giovani artisti Silvia Iesse, Francesca Mione, Chiara Giorgiutti, Fausto Gonzalez, Pietro Zambonini e Sara Zanello mettono in mostra i propri lavori. Purtroppo il tempo a vostra disposizione non sarà sufficiente per vedere tutte le opere, per cui consigliamo di ripetere l’esperienza più volte.
Questi spettacoli sono un’allettante proposta per il pubblico più giovane, non solo per i ragazzi delle scuole superiori, ma soprattutto per i post-adolescenti annoiati dai bar, che apprezzano il buon vino, gli aperitivi e l’elettrizzante atmosfera culturale del Teatro cittadino.
Lo spettacolo
“Le Nuvole” è un testo di Aristofane, presentato nella sua prima stesura nel 423 a.C. e tipicamente, dopo aver constatato ciò, ci si chiede se abbia ancora senso mettere in scena qualcosa di talmente lontano nel tempo dalla nostra realtà. Procediamo quindi con una breve analisi superficiale per rispondere a tale quesito. Potete saltare direttamente alla conclusione.
La trama è semplice: Strepsiade, ateniese, è oberato dai debiti e pensa che rivolgendosi ad un filosofo possa imparare le tecniche dialettiche per evitare che i creditori vogliano riscuotere i prestiti. Il filosofo è Socrate (una parodia del vero Socrate) che, con l’aiuto delle Nuvole, gruppo di divinità, si offre di insegnargli il “discorso forte” con cui si difendono le intenzioni e le cause giuste e legate ai vecchi valori e il “discorso debole” capace di difendere tutte le intenzioni, anche le più criminose, piegando la logica a suo vantaggio. [Spoiler Alert: evidenziare il testo per leggere il finale della trama] Strepsiade non è abbastanza intelligente per apprendere il “discorso debole” e manda suo figlio Fidippide alla scuola che, una volta tornato a casa, inizia a picchiare il padre, giustificandosi con il “discorso debole”[/Spoiler Alert]
Il testo tuttavia non è un classico di quelli che attorcigliano i neuroni (forse anche per l’aperitivo che ci ha oliato le meningi) fatto sta che ci mette rapidamente a nostro agio parlando di flatulenze.
Potremmo quindi pensare che si tratti di un “Vacanze di Natale” ante litteram, ma ci sbaglieremmo, in quanto le categorie sociali rappresentate non sono soggette ad un’ apologia, bensì ad un’ aspra critica: i cittadini ateniesi (Strepsiade e Fidippide) sono rappresentati come ottusi ed ignoranti che ambiscono alla cultura solo come mezzo per praticare la disonestà, come se non ci fosse alcuna altra possibile funzione per lo studio e nessun’altra ambizione degna di nota; dall’altra parte i filosofi (Socrate, il discorso debole, il discorso forte) vengono raffigurati come personaggi grotteschi che offrono una cultura e sapienza senza connessioni con la realtà, come il calcolo della lunghezza del salto della pulce o l’origine del suono prodotto dalle zanzare.
La lingua utilizzata non è per niente simile alla nostra, ne ha a che fare con il doppiaggese, è l’italiano “classico” delle versioni di latino o di greco che si trovano come esempio sui libri del liceo, che richiede qualche sforzo in più per una completa comprensione. È qui che si vede l’abilità della compagnia. I testi classici letti al giorno d’oggi risultano rischiosamente soporiferi, e spesso sono la causa dell’allontanamento dei giovani dalla cultura.
In questo caso la compagnia Blu Teatro compie il suo dovere in modo eccellente, gli attori con la loro abilità ci fanno capire ed apprezzare testi che avrebbero richiesto ore di studio e riportano in vita il testo di Aristofane arricchito di piccoli espedienti per l’adattamento. La colonna sonora, esigua ma fondamentale, è incentrata su un repertorio blues, solo apparentemente contrastante con la scena. Bragagna infatti ci racconta “il blues” di Strepsiade, la sua miseria. Ogni brano è sottilmente associato alla scena in cui viene inserito. Dopo che Strepsiade enumera gongolante le malefatte che spera di compiere grazie alla dialettica, gli ZZ-Top, con “La Grange”, ci parlano delle tentazioni dei postriboli del Texas. Mentre il maestro Socrate e le sue amiche nuvole “corrompono” il vecchio, ridicolizzando la sua fede negli dei e nei valori, Tom Waits gracchia “I never told the truth so I can never tell a lie” (non ho mai detto la verità, perciò non sono in grado di mentire), frase che racchiude in se la subdola pomposità della scuola sofista. Quando invece il maestro di dialettica si deve arrendere alle facoltà intellettive asinine del vecchio, la scena si chiude con “Electro-Shock Blues” degli Eels, in cui si dà la malinconica descrizione del fallimento delle terapie su una paziente schizofrenica.
https://www.youtube.com/watch?v=Uq2eTBtv0vI
Una scenografia dall’aria classica che rispecchia l’ottusa filosofia parodicizzata (richiamando le forme dei solidi platonici in affascinanti macchine inutili), delle rotture della quarta parete e qualche battuta che ci riporta alla nostra epoca, sono tutti metodi utilizzati magistralmente dalla compagnia, rendendo lo spettacolo puro intrattenimento anche per chi non è interessato a studiarlo.
Conclusione
Sì, è importante mettere in scena i classici. Le nuvole di Aristofane sono liete benvenute in una città che pur non spicca di certo per un clima soleggiato come Udine.
Con questo esperimento il Teato Nuovo Giovanni da Udine si pone come promotore di una cultura dell’arte e intrattenimento “elevati” (che di solito appartiene solo alle grandi città) per cui il divertimento dell’uscire la sera è legato ai luoghi della cultura, ai teatri e ai musei, che diventano spazi fruibili da tutti anche a tarde ore, creando un senso di appartenenza e un legame alla cultura ben più forte di quello dato dalla scuola dell’obbligo.
I prossimi appuntamenti:
venerdì 26 febbraio 2016 – ore 19.45 e 21.30 (max 130 persone)
LA PATETICA
Tre sgangherati movimenti sulle note di Cechov
di Lorenzo De Liberato
con Benedetta Corà, Fabrizio Milano, Stefano Patti, Chiara Poletti, Antonio Careddu, Paolo Zaccaria
regia Paolo Zaccaria e Lorenzo De Liberato
produzione: Compagnia Marabutti – Nahìa Associazione Culturale
mercoledì 9 marzo 2016 – ore 10.30 scolastica e 20.45
ROMEO E GIULIETTA
di William Shakespeare, adattamento e traduzione di Francesco Niccolini
con Lea Barletti, Dario Cadei, Ippolito Chiarello, Angela De Gaetano, Filippo Paolasini, Luca Pastore, Fabio Tinella
scene Roberta Dori Puddu
costumi Lapi Lou
luci Davide Arsenio
regia Tonio De Nitto
coproduzione: Factory, Terrammare Teatro, Teatri Abitati