Un comune terreno di intesa, nei vasti territori di incomunicabilità, tra le diverse epoche è la bramosia e l’avidità di denaro.
Questi vizi sono stati efficacemente trasposti nell’opera “Il Giocatore” di Fëdor Dostoevskij, adattata da Vitaliano Trevisan e rappresentata al Teatro Nuovo Giovanni da Udine nei giorni 9, 10 e 11 novembre 2017.
Il luogo in cui lo spettatore si ritrova è stato reso, mediante espedienti scenografici, atemporale; già dapprincipio questo stratagemma, accompagnato dalla minima presenza degli oggetti di scena, per svuotare ogni formalismo e dirigere lo spettatore verso il cuore del problema, produce un messaggio diretto, implacabile e impietoso che dal palco si diffonde nella platea e nelle gallerie: l’illusorietà dell’ ”accumulo facile” delle slot machine. I giochi aleatori diventano sfondo e perno della storia, che viene raccontata/dettata da Dostoevskij (Daniele Russo) alla stenografa (Camilla Semino Favro).
La smania per il gioco d’azzardo si insinua nel protagonista Aleksej (Daniele Russo), perchè influenzato dal generale (Marcello Romolo), che è prossimo a ricevere l’eredità dalla vetusta Baboulinka (Paola Sambo), tutt’altro che in fin di vita, ma soprattutto, Aleksej, si abbandona alla roulette per un’esigenza di riscatto sociale al fine di impalmare la nobile Polina (Camilla Semino Favro).
La storia lascerà un punto interrogativo sulle facce dello spettatore, il quale non riuscirà a distinguere i confini tra la vicenda autobiografica di Dostoevskij e le peripezie del protagonista dell’opera.
In questo gioco di equivoci, un oggetto si carica di significati inequivocabili: la carrozzella; nel corso dell’opera, al di là della sua funzione principale (utilizzata da Baboulinka per la deambulazione), è divenuta una roulette (utilizzata dal croupier Alessio Piazza), ma soprattutto un simbolo per il protagonista, il quale inizia le sue vicissitudini gettandosi sconfortato da questa.
Dunque in questo ultimo caso l’oggetto per la deambulazione s’ innalza a simbolo, nella fattispecie, a simbolo dell’infermità, della patologia: nell’ultima edizione del “Manuale Diagnostico e Statistico” la ludopatia è stata paragonata alla tossicodipendenza e quindi è stata riconosciuta come una vera e propria patologia; perciò il personaggio principale manifesta, mediante il simbolo, la propria condizione di “malato”; questo elemento ha contribuito a rafforzare il messaggio che, nel corso della rappresentazione, è stato irrobustito soprattutto dalla potente espressività degli attori, i quali hanno investito di un tono tragicomico e conferito una notevole efficacia rappresentativa al dramma sociale della ludopatia.
Recensione di Gabriele Duria
Prossimi eventi al Teatro Nuovo Giovanni da Udine:
domenica 19 novembre 2017
Lezioni di Storia
ore 11:00
L’OSSESSIONE TURCA A PARTIRE DALLA FORTEZZA DI PALMANOVA
22-23-24 novembre 2017
Prosa
ore 20:45
HOLLYWOOD – COME NASCE UNA LEGGENDA
giovedì 23 novembre 2017
CasaTeatro – Passioni in atto
Incontri
ore 17:30
CASATEATRO – PASSIONI IN ATTO
martedì 28 novembre 2017
ore 09:00
TEATROVAGANDO