Domenica 17 dicembre 2017, presso il Teatro Nuovo Giovanni da Udine, abbiamo potuto assistere all’opera di Čajkovskij, capolavoro del periodo romantico russo, l’Evgenij Onegin. L’opera lirica, tratta dall’omonimo romanzo in versi di Puškin, si articola in tre atti durante i quali le voci dei cantanti e l’allestimento scenico evocano alla perfezione la potenza del dramma dell’abbandono e dell’impossibilità di comunicare che portano ad uno stato di “pessimismo cronico” dove la protagonista Tatjana (Valentina Mastrangelo) e il protagonista Evgenij (Catalin Toropoc) sono i simboli di un amore ostacolato.

Foto di scena di Evgenij Onegin fonte
Il centro dell’opera è l’innamoramento tra Tatjana, la figlia della vedova Larina, e Evgenij, l’amico del fidanzato (Lenskij) della sorella di Tatjana (Ol’ga). Da parte della protagonista si tratta di amore a prima vista, ella infatti si decide subito a confessarlo in una lettera colma di passione da consegnare al giovane. Evgenij però durante un ballo nella casa della vedova si annoia e come passatempo si diverte a corteggiare Ol’ga. A questo punto Lenskij, preso dalla gelosia, lo sfida a duello. All’alba tale duello avviene e ad avere la peggio è proprio quest’ultimo, ucciso dallo sparo dell’amico. Passano gli anni ed Evgenij dopo molti viaggi accompagnati dal rimorso per ciò che accadde si ritrova a una festa nel palazzo del principe Gremin a Pietroburgo. Qua egli incontra nuovamente Tatjana, ora sposa del principe. Tatjana è visibilmente turbata nel rivedere il vecchio amore che proprio in quel momento dichiara di averla sempre amata e di amarla tutt’ora. Ella confessa di provare gli stessi sentimenti ma le tempistiche sono ormai sbagliate: lei è sposata ad un altro uomo al quale rimarrà fedele tutta la vita. L’opera si conclude con Evgenij solo e disperato sulla scena. Con l’Onegin nasce il realismo russo moderno, vale a dire la rappresentazione seria della vita quotidiana, la rappresetazione di diversi ceti sociali con i loro problremi esistenziali. Sul palco due i protagonisti, lei – l’eroina russa, sentimentale ma forte ed orgogliosa e lui – l’uomo superfluo, vanitoso, dedito alle conquiste facili che alla fine, per questo, perderà il vero amore i quali, accompagnati dall’orchestra e dal coro del “Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste”, ci mostrano allo stesso tempo l’amore, il dolore, il disincanto e il tormento dell’anima.

Foto di scena di Evgenij Onegin fonte
Da citare e apprezzare la regia di Vera Petrova, l’allestimento dell’Opera di Stato di Sofia e i magnifici costumi di Steve Almerighi che immergono lo spettatore nell ambiente culturale dell’epoca. Giochi di luci, voci maschili mescolate a voci femminili, musica talvolta accompagnata dal balletto, enormi lampadari lussuosi nelle immense sale da ballo, cambi di scena eseguiti perfettamente e comparse con anch’esse grande presenza scenica hanno entusiasmato il pubblico. Lirica presentata in lingua originale e, forse per questo, maggiormente apprezzata da coloro che conoscono o studiano la lingua russa in quanto nella traduzione (Inglese e Italiana) presente nei sopratitoli è andato a perdersi in parte il significato effettivo dei dialoghi e dei monologhi spesso semplificati con una resa dei termini non sempre del tutto appropriata.
Recensione a cura di Alice Di Leo e Yaroslav Solomyanov
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LA BORGHESIA IN MOSTRA
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