In genere quando si pensa al circo, o all’arte circense in generale, ci si immagina spettacoli festosi e strabilianti, in cui acrobati danzano elegantemente sospesi nel vuoto a cinque metri da terra, sempre sorridenti. La felicità inscenata è pietra angolare del circo, visibile contrasto con la pericolosità e la necessaria concentrazione che le evoluzioni mortali richiedono.
The Ghosts, della compagnia Dorky Park di Constanza Macras, arriva prepotente come un graffio di unghie lunghe su di una lavagna
Per chi immagina il circo in questi termini, lo spettacolo The Ghosts, della compagnia Dorky Park di Constanza Macras, arriva prepotente come un graffio di unghie lunghe su di una lavagna. Le leggiadre, e giovani, acrobate cinesi dimostrano fin dalla prima scena l’ambivalenza della loro posizione, e del loro vissuto: entrano vestite candidamente, facendo volteggiare dei piatti su esili bastoncini, con i lunghi capelli neri a coprire completamente il volto. Sono loro i fantasmi richiamati nel titolo, e ad un primo impatto ricordano le figure sgradevoli di alcuni horror movie asiatici. Cambia la scena e riappaiono, vestite da sorridenti teenager qualunque, facendo rilassare lo spettatore che ora si aspetta solo di provare stupore per le evoluzioni. Non è così: tra una verticale ed un ponte appaiono le immagini della Cina contemporanea, dei parchi divertimento semideserti in cui vivono centinaia di bambine affidate alle scuole circensi, il tutto decantato in mandarino dalle acrobate, con una voce dolce ed infantile che cozza con la realtà delle parole che sta esprimendo. Se non fosse per i sottotitoli, che campeggiano luminosi al di sopra delle immagini, ci si potrebbe aspettare di ascoltare una storia per bambini.
Questo doppio livello di comprensione perdura per tutta la lunghezza dello spettacolo: nelle canzoni musicate amabilmente con l’ukulele, che però raccontano delle terribili condizioni economiche ed ambientali asiatiche, o nei racconti delle storie popolari e sui fantasmi, che svelano però la drammatica realtà della condizione femminile in Cina.
C’è un’ambivalenza anche tra gli artisti presenti sul palcoscenico, tra le atlete cinesi, rigorose ed aggraziate, e le ballerine occidentali, che pur eseguendo acrobazie complesse sembrano in alcuni passaggi simulare una goffaggine che non appartiene loro, ma che rende maggiormente evidente il contrasto culturale.
Gli spettatori in sala applaudono, spesso anche a sproposito, per tutta la durata dello spettacolo, visibilmente stupiti dalle esibizioni, a volte addirittura spaventati da evoluzioni che paiono quasi torture nei confronti delle atlete. Di certo difficilmente saranno usciti dal teatro senza una certa amarezza di fondo.
Constanza Macras, e la compagnia intera, riescono brillantemente a trasformare uno spettacolo coreografico in un’opera di denuncia umanitaria che riguarda tutti noi. Seppure le drammatiche condizioni di vita cinese non siano ormai ignote a nessuno, il contrasto tra il mondo onirico e festante del circo con il manifesto disagio che vi si cela dietro rendono maggiormente personale la problematica, trasportando lo spettatore direttamente al centro della questione, ponendogli faccia a faccia una domanda: di chi è la responsabilità?
THE GHOSTS / Constanza Macras/DorkyPark
coreografia e regia Constanza Macras
di e con Bordás Emil, Fernanda Farah, Lu Ge, Yi Liu, Juliana Pires Neves, Xiaorui Pan, Daisy Ransom Phillips, Wu Wei, Huanhuan Zhang, Huimin Zhang
una produzione Constanza Macras/DorkyPark / Goethe Institut China in coproduzione con Tanz im August – Internationales Festival Berlin,Schaubühne am Lehniner Platz / CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia / Guangdon.