Forse non lo sai, ma Udine ospita una galleria d’arte acustica: lo Spazioersetti.
Pur affacciandosi lungo le rive della roggia in viale Volontari, questo laboratorio si configura come un luogo altro dalla città, che dà l’accesso ad una stanza dei sogni. La DreamRoom, questo il nome scelto da Antonio Della Marina e Alessandra Zucchi in tributo alle Dream House di La Monte Young e Marian Zazeela, non è semplicemente un’installazione di suono.
Per accedervi è necessario spogliarsi di cappotto e scarpe: la stanza dei sogni è delicata, arredata con moquette, cuscini e coperte bianche. Se pensi di volerci andare, ti consiglio di dimenticare il cellulare e soprattutto l’orologio: qui il tempo scorre con un ritmo diverso.
Una stanza per sognare in città
Varcare la soglia e chiudersi la porta alle spalle, non significa essere entrato, essere dentro.
Ti trovi in un luogo nuovo, che non puoi pretendere di capire all’istante. Cerca lo spazio più adatto a te, mettiti comodo, sdraiati e lasciati guidare dai suoni e dalle immagini che, in un flusso continuo, vengono proiettati nell’ambiente. Io ho scelto di visitare la DreamRoom da sola, ed è ciò che suggerisco anche a te.
Ti racconto la mia esperienza. Mi sono seduta e ho istintivamente rivolto sguardo e attenzione alla parete principale. In realtà non esistono superfici principali poiché la stanza, una stanza essenzialmente vuota, è totalmente riempita dalla composizione sonora e luminosa. Non lasciare dunque che i tuoi occhi si concentrino solo su un’area: l’opera è tutta attorno a te, tu sei nell’opera.
All’inizio mi sentivo vagamente stordita dalla persistenza del suono e come sospesa in una sensazione di attesa, di presagio. Non nego che la fretta e la rapidità a cui siamo soggetti nel quotidiano mi rendevano addirittura impaziente, poiché immagini luminose e segnali acustici subiscono costanti mutazioni ma minime, impercettibili. Sono gli infiniti punti che definiscono il segno di una linea.
Lentamente ho smesso di opporre resistenza e mi sono lasciata condurre in un viaggio dentro tutte quelle architetture possibili, su quei pianeti fatti di superficie luminosa e materia sonora.
Le immagini ed i suoni provengono dal mondo che hai lasciato fuori, oltre la porta, oltre la roggia, oltre Udine. Sono luoghi che già visitato, ti pare, ma non puoi esserne sicuro. Architetture scomposte in elementi ed elementi ricomposti in nuove architetture, tutto è parte della tua memoria o della tua immaginazione.
Ho vagato dentro a quelle città aliene fatte di costruzioni esasperate in cui la sicurezza è trasmessa ora dal riconoscimento di una forma, ora di un sistema costruttivo e ancora della materia.
E non appena l’ambiente mi diveniva familiare, ecco che iniziava a sfumare e un nuovo equilibrio si generava attorno a me.
Micro e macro si alternano in questo viaggio, suggerendo la visione di paesaggi lunari, come attraverso il microscopio le cellule, i lineamenti di un volto, una volta una mappa. Mi è capitato di percepire di essere esclusa da alcuni di questi luoghi e di poterli solo sbirciare, in altri casi al contrario ne ero totalmente avvolta.
In un attimo sei qui poi già altrove
Antonio e Alessandra sono stati capaci di costruire innumerevoli spazi con l’intangibile, spazi effimeri e cangianti: in un attimo sei qui poi già altrove. Hanno sfruttato le leggi della fisica per suggerire mondi in cui le stesse leggi vengono sovvertite. E i vuoti diventano pieni, le superfici si tramutano in spazi, ciò che è portante diventa portato, tanto per l’occhio quanto per l’orecchio: note gravi che pesantemente incombono, ad un tratto sono sostenute da esilissimi spilli acustici.
Alle volte il mio abbandono al discorso sonoro è stato tale da chiudermi gli occhi: nessun inganno della vista, solo pura costruzione di personali immagini mentali.
Ho reimparato a prestare attenzione al mio corpo, ai diversi modi di percepire questa avvolgente corrente visuo-sonora in funzione dello stare o del moto, a seconda della posizione nella stanza e della postura.
Fuori era ormai buio, ed io non avevo idea del tempo effettivamente trascorso
È capitato che alcuni suoni da fuori, dalla città, dalla strada, facessero irruzione dentro. E sembravano a questo punto suoni lontanissimi, appartenenti oramai ad un altro sistema, ad un altro mondo: avevo dimenticato di essere in una stanza, in una galleria, a Udine. Ero finalmente entrata nella DreamRoom.
Ho scelto liberamente quando terminare l’esperienza, abbandonando un luogo che continua a mutare anche adesso, a rigenerarsi e trasformarsi incessantemente.
Ho indossato scarpe e cappotto e sono uscita a passeggiare lungo la roggia.
Fuori era ormai buio, ed io non avevo idea del tempo effettivamente trascorso. Eppure la sensazione era quella di avere vissuto un lunghissimo crepuscolo un’interminabile alba altrove, forse semplicemente dentro di me.
Io ti consiglio di andarci mercoledì. Non posso garantirti che troverai queste città, i volti, le architetture, le cellule.
Questo era il mio sogno, il tuo qual è?
ORARIO DI APERTURA AL PUBBLICO
– Da settembre a giugno tutti i mercoledì dalle 18 alle 22 (ingresso fino alle 21.30)
– Per gli eventi speciali in programma consultare il nostro calendario.
INGRESSO
Donazione consigliata € 5 – accesso riservato ai soci
Alla sala si accede solo scalzi o con appositi copriscarpe e fino ad un massimo di 12 persone per volta.
CALL PER ARTISTI
Spazioersetti cerca opere per le sue esposizioni: Open call Spazioersetti
Lo Spazioersetti si trova a Udine:
Viale Volontari della Libertà 43 – 1° piano
33100 Udine, Italia
Telefono: 347 2543623 (h 15 – 19)
Email: [email protected]
GPS: 46° 4′ 33.759″ N, 13° 14′ 6.422″ E
Articolo di Chiara Burello