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Emilio Fantin ha esposto nel tredicesimo capitolo della mostra itinerante La Fine del Nuovo, inaugurata il 17 febbraio 2017 presso la casa degli Artisti Visivi croati HDLU al Meštrovićev paviljon di Zagabria.
Per questa tappa, intitolata Fakebook, ad accompagnare Emilio Fantin, altri ventuno artisti: Annalisa Avon, Aurelio Andrighetto, Primož Bizjak, Maria Grazia Cantoni, Gino D’Ugo, Carlo Dell’Acqua, Matteo Fato, Igor Grubić, Silvia Hell, Sandro Mele + Luca Galofaro, Andrea Morucchio, Andrea Pertoldeo, Robert Pettena, Francesca Piovesan, Luca Scarabelli, Enrico Siardi, Daniela Spaletra, Saverio Tonoli, Goran Trbuljak, Enrico Vezzi e Luigi Viola.

Constraint Magazine ha intervistato l’artista Emilio Fantin:

Che cos’è per lei “la fine del nuovo”?

La parola “nuovo” va a braccetto con la parola “contemporaneo”. Per essere contemporanea una cosa deve sempre essere “presente” nel momento in cui la si considera. Ciò che è contemporaneo ora, non lo sarà più tra un secondo. Ogni istante è “nuovo” perché il tempo, secondo la contemporaneità, non scorre ma si riqualifica momento per momento, istante per istante. La fine del nuovo rappresenta forse la fine della contemporaneità e una nuova idea di tempo.

Emilio Fantin. Il Contributo è il Modo. Performance.  1992-2016

Emilio Fantin. Il Contributo è il Modo. Performance. 1992-2016

Come descriverebbe la sua ricerca artistica in breve?

Come aprire una via in parete, arrampicando senza assicurazione, con la prospettiva di panorami meravigliosi ma senza potermi distrarre, facendo attenzione alla caduta dei sassi e ai repentini cambiamenti meteorologici.

 

Descriva cos’è per lei l’arte in una frase. E in due frasi?

Arte è ciò che non si può esprimere in una frase.
Arte è ciò che non si può esprimere in una frase, neanche in due.

Emilio Fantin -  Stracci, 2016  performance  -  photo E. Fantin

Emilio Fantin – Stracci, 2016 performance – photo E. Fantin

Su cosa sta lavorando ora? Quale sarà la sua prossima esposizione?

Nella mia prossima esposizione esporrò un’opera del 91. Si tratta di “una pausa”. Le persone possono sedersi su un divanetto e leggere sul muro davanti a sé la scritta “una pausa”.

 

Chi o cosa la ispira nel suo lavoro?

Lavorando come artista in campi diversi sono stato ispirato da agricoltori o esperti biodinamici che mi hanno insegnato tante cose rispetto alle piante, al terreno e agli organismi viventi. Ho tratto da Carl Gustav Jung e da Wolfgang Pauli alcuni importanti spunti relativi al mondo onirico e al rapporto tra realtà fisica e realtà immateriale, così come da Rudolf Steiner la grandiosa visione dell’uomo in relazione al cosmo. Ho collaborato con alcuni psicoterapeuti in varie sperimentazioni sul sogno collettivo e ho imparato ad apprezzare la logica leggendo filosofia.

 

Qual’è stata l’esperienza più importante nel suo percorso artistico?

La scoperta della bellezza, avvenuta casualmente a nove anni, guardando un giglio selvatico.

Emilio Fantin - La Fine del Nuovo cap 13° - Mestrovic Pavilion Zagreb (photo courtesy HDLU)

Emilio Fantin – La Fine del Nuovo cap 13° – Mestrovic Pavilion Zagreb (photo courtesy HDLU)

Emilio Fantin
Emilio Fantin pone le condizioni per un confronto dialettico tra saperi diversi, dalla logica matematica, all’agricoltura, al mondo dei sogni. Crea spazi e situazioni in cui invita a condividere l’area non geografica del sonno e del sogno, un’area in cui si generano intense dinamiche di scambio, intendendo mostrare ciò che chiama “l’aspetto sociale dei sogni”, alla ricerca di quei legami speciali e nascosti che animano la vita di una comunità. Indaga le relazioni tra piante, terra e altre forme di vita, e partendo da un approccio biodinamico, mette in atto processi artistici che ne manifestano il carattere estetico. Le sue incursioni nel campo della logica intendono illuminare il confine tra ragione e intuizione, terreno fertile per immaginari sorprendenti. Delle sue ricerche, Emilio Fantin cura in particolare l’aspetto pedagogico; pone grande attenzione al dialogo che si esprime come Arte della Conversazione e al concetto di Comunità Invisibile,  dove gli aspetti poetici e evocativi del vivere sociale diventano pratica quotidiana. Dal 2005 è docente alla facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, dove ha iniziato, assieme ad altri docenti, una sperimentazione didattica, passando dai singoli corsi al corso integrato, fino a culminare nel laboratorio: “Architettura e Arte negli spazi pubblici”. Parallelamente è stato creato L’Osservatorio Public Art, struttura di ricerca per l’arte negli spazi pubblici. È promotore del progetto “Dynamica”, gruppo di studio nomade, per una ricerca sul rapporto tra i diversi saperi. Nel 2015 ha dato vita assieme agli altri artisti del progetto Lu Cafausu, alla fondazione Lac o le Mon, (San Cesario di Lecce, Puglia) per la ricerca artistica.

La Fine del Nuovo cap. XIII
HDLU – Meštrovićev paviljon, Zagreb
Dal 17.02.2017 al 12.03.2017

La Fine del Nuovo cap. XIV
Vitta di Toppo Florio, Buttrio (UD)
Dal 01.04.2017 al 01.05.2017