Torniamo in America, e precisamente siamo nel 1960 anno in cui nasce a New York Jean Michael Basquiat. Nel sue sangue scorrono origini haitiane da parte di padre e portoghesi da parte di madre. In lui si manifestano molto precoci interesse e curiosità nei confronti del disegno oltre allo spiccare di un certo innato talento. Sicuramente le frequenti visite ai più importanti musei di arte di New York, promosse dalla madre, incidono sulla sua formazione e il suo avvicinamento all’arte. Per Basquiat lo sviluppo e la crescita personale sono fortemente segnati dalla situazione familiare che lo porta, nel 1975, a scappare di casa e a dormire su una panchina pubblica. Da lì in avanti, la sua vita sarà per la strada con tutte le influenze positive e negativa che essa possa avere.
Due persone fondamentali nella sua breve vita, morirà di overdose a soli 27 anni nel 1988, segnano il suo percorso artistico. La prima, conosciuta presso la City-as-School a Manhattan, a 17 anni. Stiamo parlando di Al Diaz, un giovane graffitista con cui fonderà SAMO acronimo di “Same Old Shit” (“solita vecchia merda”), e con il quale inizierà a produrre graffiti per i muri di New York. 3 anni dopo, il legame con Diaz si rompe così inizieranno a comparire scritte nelle vie del centro della città “SAMO IS DEAD”.
La seconda persona è Andy Warhol che conosce nel 1983 e grazie al quale sfonda nel mondo dell’arte come fenomeno mondiale emergente e si lega alla gallerista newyorkese Mary Boone che diviene sua agente sino al 1987. La morte di Warhol nello stesso 1987 inciderà molto sul giovane artista e, unitamente all’eccesso nell’uso delle droghe e alla sua progressiva tossicodipendenza da eroina, porterà alla sua morte l’anno successivo.
Per quanto l’arte di Basquiat sia molto personale, può essere comunque avvicinato alla pratica del Graffitismo e in un certo senso alla Street Art. Essa, infatti, è nata come evoluzione del Graffitismo elaborando però uno stile maggiormente ragionato ed individuale. Non più pura e cruda espressione artistica o decorativa all’interno dello spazio urbano, ma più profonda e meditata.
La Street Art sceglie una via di comunicazione diversa, che si distacca da un fattore puramente estetico e mira all’espressione di concetti. Il filo conduttore resta sempre e comunque il dialogo con il territorio e con la realtà urbana. L’ambiente urbano e la metropoli sono luoghi ricchi di una propria identità che si mescola a volte in maniera contrastata a volte in maniera più dolce, con l’intervento dell’artista. Quest’ultimo personalizza l’ambiente nel quale si esprime e lo fa suo esprimendo questo possesso tramite l’arte. I lavori di Basquiat riflettono soprattutto la condizione della comunità afroamericana nel contesto urbano e metropolitano newyorkese. Immagini rozze, infantili, figure semplici. L’elemento che però contraddistingue l’arte di Basquiat è essenzialmente l’utilizzo delle parole, inserite nei suoi dipinti come parte integrante, ma anche come sfondo, a volte cancellate. Le parole sono parte integrante dell’opera sia a livello decorativo che concettuale. Lo stesso Basquiat afferma:
Cancello le parole, in modo che le si possano notare – il fatto che siano oscure spinge a volerle leggere ancora di più.
Nelle sue opere si manifesta e si esprime anche la sua incapacità di bilanciare il successo artistico con i propri demoni interiori. Così, infatti, scrive sul suo album di appunti poco prima della morte:
“Da quando avevo 17 anni, ho sempre pensato che sarei diventato una star. Dovrei pensare ai miei eroi, Charlie Parker, Jimi Hendrix avevo un’idea romantica di come le persone diventassero famose”.
Viene soprannominato “il James Dean dell’arte moderna“, poiché in così pochi anni e giovanissimo è riuscito a raggiungere la vetta molto rapidamente e alla stessa velocità è riuscito a scomparire. La stessa sorte toccherà anche all’amico Haring morto di AIDS due anni dopo.
Potete approfondire la persona di Keith Haring quale uno dei massimi esponenti del Graffitismo o la figura di Bansky quale esponente della Street Art.
Nella prossima puntata noi, invece, ci soffermeremo sulla figura di Andy Warhol per approfondire il filone della Pop Art.