“Golden Thoughts” è una delle opere di land art in Friuli che dal mese scorso abbellisce un tratto del letto del Tagliamento, nei pressi di Ragogna. Il progetto nasce da un’idea di Simone Bernava, giovane artista friulano che ha voluto dedicare un tributo alla sua terra d’origine. “Golden Thoughts” è stato realizzato da Terna con l’Associazione Culturale Galleria Del Girasole in collaborazione con il Comune di Ragogna. Di cosa si tratta? Quello che in Friuli ci sentiamo ripetere da decenni ormai è che dobbiamo “valorizzare il territorio” ed è quello che Bernava ha deciso di fare, prendendo le parole alla lettera. Due tralicci dell’alta tensione, che occupano con pesanti fondazioni in cemento armato il letto del Tagliamento, sono stati trasformati in due attrazioni, con una semplice, ma significativa azione artistica. I tralicci sono stati dipinti d’oro, diventando simbolo del valore tanto agoniato.
Ecco l’intervista all’artista Simone Bernava:
Ciao Simone, chi sei? E come mai ti sei avvicinato al mondo dell’arte?
Mi chiamo Simone Bernava, sono un ragazzo di 28 anni, vivo e lavoro a Milano, mi sono laureato in Economia della Cultura a Torino. L’arte ce l’ho in casa da sempre. Mio padre Enzo, oltre che corniciaio, per dieci anni circa ha gestito una galleria d’arte, la Galleria del Girasole di Udine. Più che avvicinarmi io al mondo dell’arte è stato il mondo dell’arte ad avvicinarsi a me. L’arte alla fine più che essere un punto di arrivo personalmente è un modo di intendere il circostante, è un tendere-verso in continua evoluzione.
Di cosa si occupa l’Associazione Culturale Galleria del Girasole di Fagagna? Ci puoi accennare alla sua storia?
La Galleria del Girasole è da sempre stata un “contenitore” di esperienze legate al mondo dell’arte. Dalla sua fondazione nel 1956, ha ricoperto via via un ruolo sempre più importante per il tessuto artistico locale. Fondata da Enrico De Cillia, pittore e gallerista, ha portato in più di cinquant’anni a Udine la maggior parte dei pittori italiani più rilevanti, da Guttuso a De Pisis, promuovendo allo stesso tempo i lavori degli artisti locali, da Ciussi a Celiberti, che ha contribuito a far conoscere in regione e fuori. Nel 2009 la storica sede di Salita al Castello al n.1, di fronte a piazza Libertà, ha dovuto chiudere i battenti.
Nel frattempo, studiando e lavorando fuori regione, ho conosciuto alcune persone provenienti da ambiti diversi – progettazione culturale, new media etc. – che sostanziano ora il nuovo corso della Galleria. La nostra volontà è quella di rinascere a sessant’anni dall’apertura nel territorio d’origine della galleria ma uscendo dai suoi spazi abituali. Crediamo che sia il momento di fare cultura osando e tendando di reinventare la nostra tradizione estetica, per nostra intendo friulana, italiana ed europea.
“Golden Thoughts” è un progetto di land art abbastanza insolito per il nostro territorio, Cosa ti ha spinto a realizzare questa impresa?
In due parole: propensione per una visione poetica del circostante e passione per il territorio. Il Friuli è il mio “magazzino di idee”, ci sono nato e cresciuto, poi sono andato a studiare e a lavorare altrove ma parte della mia immaginazione continua ad essere lì, a lavorare lì e a spingere per realizzare qualche cosa per quel territorio.
Cosa ti ha ispirato nella sua realizzazione? Hai qualche artista di riferimento?
Mi sono accorto rileggendo alcuni miei scritti, poesie e altri testi, che molti di essi sono fortemente “visivi”, molto cioè di quello che ho scritto in prosa o poesia ha una forte componente che si può vedere, immaginare. Tutto è partito da uno di questi, ispirato al fiume Tagliamento, e ho pensato che potesse essere tradotto in qualche cosa di reale, così è iniziato. Stavo passando in auto su uno dei ponti che attraversano il Tagliamento e per connessione di idee ho iniziato a lavorarci.
Come dicevo l’arte è un tendere-verso, non qualcosa di acquisito, ma piuttosto un tentativo. In questo mio tentativo mi hanno sicuramente aiutato alcune conoscenze fatte, come quella di Giuliano Borghesan (fotografo), i suoi racconti sul movimento neorealista friulano in fotografia, la forza derivante dal confronto di idee che nasce dal lavorare in gruppo. Ma anche molte letture che mi sono di conforto e ispirazione, e qui non per forza artisti nel senso stretto del termine. Mi ha ispirato per esempio la lettura dei libri di Bruno Munari (designer) e la sua riflessione sull’utilità dell’arte, nel senso che Munari sostiene che non bisogna avere una produzione artistica staccata dalla vita quotidiana.
L’opera “Golden Thoughts” scaturisce anche da una riflessione sulla comunicazione, queste due strutture infatti, i tralicci, volendo immaginarle come due entità, due persone in ricerca l’una dell’altra, sono sì così leggere strutturalmente ma allo stesso tempo sono bloccate al suolo da una base cementizia solida e pesante, necessaria nella realtà per sostenerle e sostenerne i cavi che trasmettono l’energia elettrica e che sono gli unici loro punti di contatto.
Possiamo vedere da vicino l’opera? Come si può raggiungere? Ci sono punti panoramici?
L’opera, mi viene da pensare al pari di alcune personalità friulane, è da cercare e da conoscere piano. Si può scorgere dal Monte di Ragogna, salendo fino al Cret dal Louf, e seguendo le indicazioni del sentiero della grande guerra fino ad arrivare alla postazione militare/ punto panoramico, oppure si può vedere più da vicino scendendo nel greto del fiume tagliamento, alla fine del ponte di Cimano arrivando da Majano/San Daniele. Si può parcheggiare l’auto e proseguire addentrandosi a piedi nel greto e seguendo quelli che da lontano appaiono come due tralicci dorati. È un po’ un viaggio, un’esperienza di scoperta di un luogo non sempre conosciuto ai più e di grande fascino.
Nella realizzazione del progetto sono state coinvolte aziende ed enti pubblici. È stato difficile coinvolgere tutte queste realtà così diverse tra loro?
Il mio percorso di studi e il coinvolgimento di un amico, Andrea Porta, che lavora nella progettazione culturale su tematiche Unesco in Piemonte hanno sicuramente fatto la differenza in questo senso. Coinvolgere aziende private ed enti pubblici comporta sicuramente delle difficoltà, prima fra tutte riuscire a far sostenere un’idea “anomala” rispetto alla maggior parte delle altre iniziative con cui le aziende e gli enti hanno a che fare. Ma è anche una grande opportunità, non solamente per raggiungere le finanze sufficienti alla realizzazione del progetto ma anche perché credo fortemente che le aziende possano reinventarsi come attori culturali nel territorio in cui operano, dare valore ad esso e da esso trarre valore di immagine duraturo. Coinvolgere gli attori produttivi di un territorio rende il processo molto più vicino al territorio stesso, lo si percepisce in itinere e a posteriori come un lavoro veramente in comune.
Foto di Riccardo Germinario