Continuum – Generation by generation
Il Padiglione Cina alla Biennale 57
“La Biennale si deve qualificare come luogo che ha metodo, e quasi come ragion d’essere, il libero dialogo tra gli artisti e il pubblico” con queste parole Paolo Baratta, Presidente della Biennale, ha presentato la Biennale arte 2017.
Viva Arte Viva è un’esclamazione, un’espressione della passione per l’arte e le figure degli artisti; quella di quest’anno è una Biennale fatta da artisti, con artisti e per gli artisti; perfettamente rispondente a questa chiave di lettura abbiamo trovato il Padiglione della Cina.
Qiu Zhijie, artista universalmente apprezzato per la grande versatilità espressiva e la molteplicità di interessi che lo caratterizzano, è stato chiamato a curare questa esposizione. La missione che il Padiglione si pone è quella di catturare l’energia del continuum – o del “Bu Xi” così come definito nella cultura cinese – al fine di ritrovare nella vitalità che caratterizza il fare arte ai nostri giorni quel valore di rigenerazione narrato dai testi antichi, registrando le trasformazioni e il rinnovamento nelle arti applicate tradizionali.
L’arte diventa quindi un momento di rigenerazione della storia, attraverso le opere degli artisti del presente; non a caso spiega il curatore in una conversazione con Davide Quadrio: “Tang Nannan, cresciuto in un teatro di marionette, il maestro di ombre cinesi Wang Tianwen,Wu Jian’a proveniente da Shanghai,Yao Huifen, che è originaria di Suzhou, Wang Tianwen del nord-ovest, Tang Nannan ritornato in Cina dall’Indonesia e Jian’an di Zhejiang produrranno nuove opere. In questa ottica, l’intera esposizione darà vita a una rete di creazioni intertestuali e collettive”.
Due favole cinesi molto note, Il vecchio sciocco che rimuove le montagne e Jingwei che riempie il mare, saranno la risorsa immaginaria da cui ricavare visioni corrispondenti ai concetti di “mare” e “montagna”: immagini opposte che rappresentano perfettamente l’equilibrio dello Yin/Yang cinese.
Due opere emblematiche del periodo della Dinastia Song (X – XI Sec.): Skeleton Fantasy Show di Li Song e Dodici immagini dell’acqua che cresce di Ma Yuan sono state scelte per introdurre il pubblico alla mostra in quanto entrambe riferite agli aspetti più importanti dell’universo spirituale cinese: la visione della vita, della morte e del tempo, che insieme definiscono il concetto di “Bu Xi.”
L’arte cinese non è mai intesa come la creazione isolata di un singolo artista, ma un’opera collettiva che attraversa cinque millenni, una manifestazione colta del genio creativo, una raccolta di idee che si perpetua da secoli. Gli artisti cinesi non lavorano in solitudine, le loro opere sono sempre una sorta di risposta, una specie di illuminazione: l’anticipazione di un’eco, di una rielaborazione critica, di un commento che seguirà al suo manifestarsi. Anzi, in questo Padiglione, in questa Biennale, è alta la partecipazione attiva del pubblico che qui è chiamato sia ad osservare, sia a prendere parte ai processi creativi: decorando con la china tradizionale o provando egli stesso a muovere le fila nei racconti di ombre cinesi.
Articolo di Giulia Polloni