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Oltre al ridotto budget a disposizione ed alla scarsa superficie disponibile in rapporto alla volumetria richiesta, i progettisti Larraz Arquitectos nella progettazione del Centro di accoglienza per senzatetto di Pamplona hanno dovuto fare i conti con i serratissimi tempi di costruzione che dovevano essere di soli sei mesi. La complessità funzionale consiste nella compresenza di due utenze diverse, ognuna con un accesso riservato: oltre al rifugio per senza fissa dimora si aggiunge una parte di ostello per visitatori di passaggio. La risposta architettonica che ne deriva è una rigorosità nelle forme garantita dalla sovrapposizione di due parallelepipedi neri scavati all’occorrenza che definiscono dei volumi essenziali. La scelta cromatica consente all’edificio di non emergere nel paesaggio urbano in cui si trova, rimanendo silenzioso e rispettando la debita privatezza degli ospiti assicurata anche da un diaframma costituito da lamelle metalliche verticali la cui vibrazione sotto l’effetto della luce offre un certo dinamismo alla severa rigidezza volumetrica. La distribuzione è risolta alloggiando gli spazi comuni e le camere lungo il perimetro dei due livelli garantendo loro luce e ventilazione naturale, mentre i servizi trovano spazio lungo una spina centrale circondata da un corridoio continuo. Il progetto non si pone come unico obiettivo quello di accogliere e sfamare, ma anche quello ben più arduo di ridare speranza e dignità agli ospiti, le cui condizioni sociali sono gravemente compromesse. Questo esemplare intento trova ragione sia nella compresenza di due utenze così diverse sia nel coinvolgimento degli ospiti nelle mansioni quotidiane all’interno della struttura, fatto che consente loro di considerare il centro la propria casa.
Foto di: Iñaki Bergera
Questo articolo fa parte della rubrica metroquadro, la rubrica di Constraint dedicata all’architettura!