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Le strategie formali che l’architetto udinese Gino Valle (1923 – 2003) utilizzò dichiaratamente per rendere alcune delle sue opere esenti da precisi principi formali riguardano due fatti: il lavoro sulla struttura e sui reticoli tridimensionali, la cui dimensione lineare viene definita dallo stesso Valle come “l’elemento a-formale per definizione” e la continua ricerca sui materiali, sulla loro tessitura ed espressività, in riferimento ad una costante volontà di radicamento dell’architettura ai luoghi.

Casa Migotto-Pozzi, Pianta del piano terra da "Gino Valle" di Pierre-Alain Croset e Luka Skansi, Milano, Electa, 1989 (1 ed.)

Casa Migotto-Pozzi, Pianta del piano terra da “Gino Valle” di Pierre-Alain Croset e Luka Skansi, Milano, Electa, 1989 (1 ed.)

Casa Migotto (oggi Pozzi), realizzata tra il 1953 e il 1954, si situa nella località di Pasian di Prato, ai margini della città di Udine, su di un lotto alberato ed affacciato alla strada principale del centro abitato, occupando una posizione arretrata rispetto alla carreggiata; questa architettura costituisce la prima concretizzazione di un processo progettuale che pone a proprio fondamento la ricerca della trama strutturale ed il lavoro sulla dimensione materica dell’oggetto costruito.

Casa Migotto-Pozzi,  Pianta del piano primo e sezione trasversale da “Gino Valle” di Pierre-Alain Croset e Luka Skansi, Milano, Electa, 1989 (1 ed.)

Casa Migotto-Pozzi, Pianta del piano primo e sezione trasversale da “Gino Valle” di Pierre-Alain Croset e Luka Skansi, Milano, Electa, 1989 (1 ed.)

Il volume prende forma da un telaio generato da 12 pilastri in calcestruzzo armato disposti secondo una griglia 4 x 3, in un enfatico esibizionismo strutturale. Lo scheletro, che nel livello superiore, spoglio del rivestimento in laterizio riconoscibile al piano terra, ricorda la Casa del Fascio di Giuseppe Terragni a Como, viene citato nel dispositivo di protezione a montanti e traversi delle terrazze al piano primo e nel reticolo spaziale orizzontale di legno che anticipa il soffitto, rendendo determinato lo spazio interno e dando così misura degli spazi abitati. L’ostentamento della struttura verrà confermato con una valenza quasi monumentale in Casa Quaglia (Sutrio, 1953-54), mentre sarà destinato a scomparire con Casa Bellini (Udine, 1956-57).

Casa Migotto-Pozzi, Veduta delle terrazze al piano primo da “Gino Valle” di Pierre-Alain Croset e Luka Skansi, Milano, Electa, 2014 (2 ed.)Casa Migotto-Pozzi, Veduta delle terrazze al piano primo da “Gino Valle” di Pierre-Alain Croset e Luka Skansi, Milano, Electa, 2014 (2 ed.)

Casa Migotto-Pozzi, Veduta delle terrazze al piano primo da “Gino Valle” di Pierre-Alain Croset e Luka Skansi, Milano, Electa, 2014 (2 ed.)

In corrispondenza del modulo rivolto a est e fronte strada, le partizioni di chiusura perimetrali, altrimenti in aderenza alla struttura, si ritirano, lasciando spazio a degli alberi preesistenti, risolvendo il sistema di ingresso alla casa e affacciandovi la scala interna e l’ampio soggiorno, vero fulcro planimetrico e catalizzatore dei flussi nello spazio interno: il patio così creato viene definitivamente assorbito dalle emergenze strutturali. La scala in acciaio e legno che porta al piano primo termina con un vasto spazio che distribuisce alle camere e agli spazi terrazzati protetti verso l’esterno da un filtro in mattoni semipermeabile che garantisce protezione da sguardi indiscreti e dai raggi solari.

Casa Migotto-Pozzi, Vedute dell’interno da “Gino Valle” di Pierre-Alain Croset e Luka Skansi, Milano, Electa, 2014 (2 ed.)

Casa Migotto-Pozzi, Vedute dell’interno da “Gino Valle” di Pierre-Alain Croset e Luka Skansi, Milano, Electa, 2014 (2 ed.)

L’organizzazione planimetrica, intesa come esito della progressiva erosione di un volume inizialmente unitario e compatto, a determinare nicchie, rientranze e corti, in una precisa alternanza tra pieni e vuoti e con la costante presenza di essenze arboree che sembrano voler invadere lo spazio domestico, si ritrovano nel primo progetto redatto per Casa Nicoletti a Udine, che impegnò Gino Valle contemporaneamente al cantiere di Casa Migotto (1953). In questo progetto il modello del reticolo strutturale, unidirezionale e di forma rettangola in Casa Migotto, si fa più complesso, dilatandosi e sfrangiandosi nell’immediato intorno in entrambe le dimensioni; il progetto subirà poi delle consistenti modifiche e verrà realizzato secondo altri principi strutturali e formali.
Il volume architettonico prende le nette distanze da quello abitato sia dal punto di vista formale che fisico, in una precisa distinzione tra struttura ed involucro; secondo una concezione probabilmente dedotta da Mies Van der Rohe, la prima non detiene la funzione di limitare lo spazio, riservata, invece, al secondo: quest’ultimo, fatto di murature non portanti e vetrate, definisce lo spazio abitato tramite un chiaro confine con l’ambiente esterno, in una condizione certamente non priva di reciproci ed intensi rapporti.

Casa Migotto-Pozzi, Veduta dell’esterno da “Gino Valle” di Pierre-Alain Croset e Luka Skansi, Milano, Electa, 2014 (2 ed.)

Casa Migotto-Pozzi, Veduta dell’esterno da “Gino Valle” di Pierre-Alain Croset e Luka Skansi, Milano, Electa, 2014 (2 ed.)

Questa architettura, infatti, è il risultato di una ricerca di relazioni tra elementi portanti ed elementi portati, di relazioni visive e fisiche tra l’ambiente domestico e quello naturale, in una costante alternanza tra pieni e vuoti, opacità e trasparenza. Le stesse pareti presentano una notevole varietà rispetto alla loro fattura materica: alcune vengono intonacate e dipinte, altre sono costituite da una griglia in mattoni, altre ancora sono interamente vetrate. Il graticcio in laterizio, che spezza l’intangibile astrattezza della struttura, in totale coerenza con il paramento murario che delimita il confine di proprietà del lotto, rimanda agli analoghi dispositivi che caratterizzavano i prospetti dei fienili friulani – e più in generale padani – consentendone l’areazione degli ambienti interni. Tale soluzione, che richiama il Dispensario Antitubercolare di Alessandria (1938) di Ignazio Gardella, sottolinea la capacità di Valle nel mettere in comunicazione l’indeterminatezza del linguaggio moderno con la concretezza materiale di soluzioni tradizionali e contestuali. Il tema del graticcio in laterizio verrà poi ripreso dallo stesso Gino Valle nel progetto per le scuole elementari di Sutrio (1957-62).

Casa Migotto-Pozzi, Veduta dell’esterno da “Gino Valle” di Pierre-Alain Croset e Luka Skansi, Milano, Electa, 1989 (1 ed.)

Casa Migotto-Pozzi, Veduta dell’esterno da “Gino Valle” di Pierre-Alain Croset e Luka Skansi, Milano, Electa, 1989 (1 ed.)

Articolo di Damiano Mesaglio