Sono anni ormai che frequento la piazza di Sesto al Reghena nei mesi estivi ed ogni volta rimango affascinata dagli edifici che la compongono: la torre d’ingresso, la cinta muraria, il palazzo della cancelleria ed il campanile. Proprio verso quest’ultimo nutro una certa curiosità: come sarà fatta la base sempre coperta da un enorme palco?
Il motivo per cui vado annualmente in questa cittadina di seimila abitanti in provincia di Pordenone è il festival Sexto’Nplugged, che ha scelto proprio questa piazza come cornice per i suoi concerti. Il campanile di mattoni alto circa trenta metri sovrasta il palco, da cui viene in parte nascosto, dove negli anni si sono esibiti artisti del calibro di Anna Calvi, Calexico, Philip Glass, Of Monsters & Men, Air e Interpol.
Giunto alla 13° edizione, il festival ha fatto della location il suo cavallo di battaglia cercando una perfetta armonia tra l’artista e lo spazio che lo circonda. Quella che fu l’abbazia di Santa Maria in Silvis oggi si rivela la location perfetta per creare un’atmosfera intima in cui esplorare suoni ricercati e avanguardie musicali.
Gli organizzatori sono alla continua caccia di artisti internazionali che riescano a creare performance uniche che dialoghino con il luogo e viceversa e devo dire che l’atmosfera che si crea è inimitabile. La piazza avvolge lo spettatore permettendogli di sentirsi in stretto contatto con l’artista e di immergersi nelle sue sonorità. La verve internazionale del festival si unisce però perfettamente con lo stile casereccio che noi friulani amiamo tanto. Basta avvicinarsi alla piazza per fiutare un profumo succulento di panino alla salsiccia e vedere i numerosi fan dissetarsi con un’ottima birra Zahre.
Lunedì scorso (9 luglio) è toccato ai Mogwai, band post-rock scozzese, con 9 album all’attivo dal 1997 ad oggi, oltre che numerose colonne sonore (in uscita ad agosto per il 2018 l’ultimo lavoro per il film “Kin”). Che dire, ancora una volta la scelta si è rivelata azzeccata e la band è riuscita ad instaurare un bel rapporto con il pubblico e ad appropriarsi dello spazio che la circondava.
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In 90 minuti il gruppo ha ripercorso la sua discografia proponendo pezzi del loro esordio come “Mogwai Fear Satan” fino ai più recenti “Party in the dark”, “Every Country’s Sun” e “Don’t Belive in the Fife”, tratti dall’ultimo album, senza tralasciare alcuni dei brani più famosi come “2 rights make 1 wrong” e quella che era diventata una pietra miliare nei live prima ancora della sua pubblicazione nel lontano 2001 “My father, my king”.
Tornando al mistero della torre campanaria mi prendo l’impegno di passare per Sesto anche in altre occasioni, per ora mi accontenterò di scoprirla nella sua interezza attraverso l’artista udinese Tomas Marcuzzi, in arte Uolli, che dal 2011 si occupa della realizzazione delle grafiche del festival, rendendolo ancora più magico. Quest’anno a guidarci attraverso i nomi di Sexto Unplugged sono delle piante carnivore con una passione per le caramelle gommose:
Articolo di Eleonora Toso
Prossimi appuntamenti:
15 Luglio: Pantha Du Prince feat. Bendik HK , Son Lux
7 Agosto: Rhye, Pick A Piper
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