Una seconda vita per Autumn Moon – il restauro di “Made in Hong Kong” di Fruit Chan
presentato il 26 settembre al cinema Visionario di Udine
C’è chi è bravo a scuola, e chi, come Moon, l’ha abbandonata prima di finire le superiori. E se siete come Moon, tipi svegli e coraggiosi, probabilmente vi sarete già trovati un lavoro, per esempio andare a riscuotere il denaro per un usuraio, accompagnati dal vostro protetto, Sylvester, un marcantonio ritardato mentalmente che parla a fatica.
E se vi è capitato, come a Moon, di vivere la cessione della vostra Hong Kong da parte di un ex impero colonialista a una super potenza comunista, allora probabilmente avrete anche già visto “Made in Hong Kong” di Fruit Chan.
Ad ogni modo ora possiamo rivedercelo in 4 K, grazie al restauro della pellicola commissionato dal Far East Film Festival in occasione dei vent’anni del film.
In “Made in Hong Kong” Fruit Chan ha raccontato le storie di tre ragazzi, una ragazza suicida, Sylvester e la bella Ping. Tre vite senza prospettive, i cui proprietari trascorrono rassegnati indolentemente al proprio destino. Ad animarle però arriva Moon, che grazie alla sua energia dona conforto e distrazione ai due amici ancora in vita.
E rallegra anche lo spettatore, visto che è il protagonista e il narratore stesso. Un personaggio però non cosciente del proprio ruolo e che si atteggia da gradasso. L’atmosfera del film gode di questa trovata brillante e la narrazione è condita con quel particolare mix di tragedia e commedia a cui i film del Far East ci hanno abituati – e che il critico Giorgio Placereani descrive come la leggerezza tipica della nouvelle vague francese adattata alle tragiche vicissitudine della società hongkonghese del 1997. Pone anche l’attenzione sulla freschezza degli sguardi degli interpreti, tipica delle nouvelle vague.
Il regista Fruit Chen ci restituisce la sensazione di sconforto di questa situazione pericolante, grazie a scene di una crudezza violenta anche se mai esplicita, ad ambienti claustrofobici e trasandati, e a un’estetica volutamente sporca. Lo dimostra iI fatto che Fruit Chan ha avuto la premura di non volere che le distorsioni dovute dalla pellicola scaduta su cui è stato girato il film fossero corrette dai restauratori dell’Immagine Ritrovata di Bologna. A quel tempo la pellicola scaduta è stata una scelta legata al budget del film, oggi conferisce al film una freschezza autentica il cui effetto collaterale è qualche cambiamento della tinta dei capelli di Autumn Moon.
Un film in cui ogni elemento funziona alla perfezione, capace di descrivere con frizzantezza un passaggio storico complesso. Un film a cui siamo felici il FEFF abbia voluto donare una seconda vita.