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Lunedì 15 maggio, in occasione della conferenza stampa tenutasi alla Libreria Friuli di Udine, il comitato organizzativo FVG Pride ha presentato il trailer ufficiale dell’evento del prossimo 10 Giugno. “L’idea alla base dello spot – ha spiegato il regista – era realizzare un video ironico, divertente, giocando sia sugli stereotipi del mondo LGBTQIA che sulle bellezze della nostra regione che, per la prima volta, ospiterà un Pride”. Il risultato? Divertente, irriverente e incredibilmente delicato, il video splende dello stile inconfondibile del suo geniale regista: UOLLI. Noi di Constraint Magazine siamo andati da lui per fargli i complimenti e per toglierci qualche curiosità…

Come hai vissuto questo progetto, consapevole che il risultato avrebbe avuto indiscusso valore simbolico per il mondo LGBTQIA?

Quando il comitato organizzativo Pride e il Presidente Nacho Quintana Vergara mesi fa mi hanno chiesto se volevo contribuire all’evento realizzando lo spot ufficiale, non c’ho pensato due volte.  Uno perché mi sembrava doveroso dare il mio contributo alla causa, trattandosi del primo e storico Pride in Friuli Venezia Giulia, due perché mi sembrava una bella occasione anche per realizzare qualcosa di totalmente libero senza troppe imposizioni, cosa che cerco di ottenere in quasi tutti i miei progetti. Sapevo anche però che l’impresa non era così facile: l’argomento è delicato e riuscire ad essere rispettosi di ogni diversità, trattandola con delicatezza, ironia e allo stesso tempo però cercare anche di arrivare a tutti e non farlo sembrare un evento troppo ghettizzato, ma libero a tutti, era impresa ardua.

Lo spot ha una narrazione semplice e spontanea, sembra quasi una fiaba illustrata, una visione onirica di un Friuli Venezia Giulia più “rainbow”. Hai giocato con elementi puramente fantasiosi (l’unicorno arcobaleno ad esempio, o il Natisone color rosa glitter, o l’angelo del Castello di Udine trasformato in un seducente Gogo Boy), poi però hai inserito anche persone, coppie e situazioni assolutamente reali. Un mix di finzione e realtà, di possibile e impossibile. Immagini che ‘possono esistere’ e immagini che ‘non possono esistere’. Un’elegante provocazione?

Beh si, come dicevo poco fa, il Pride è di tutti e celebra ogni diversità, rimarcandone invece una bellissima e arricchente possibilità per diventare persone migliori. L’idea di raccontarlo attraverso un susseguirsi di cartoline “rivisitate” a tema LGBT nasce con l’intento di svecchiare una regione e un popolo che per forza di cose nel 2017 deve essere educato e preparato ad una maggiore tolleranza rispetto alle diversità, e quale migliore antidoto se  non l’ironia per cercare di abituare e far sorridere anche i più scettici? In questo senso le cartoline giocano con cliché che altrove sarebbero sembrati desueti e fuori luogo, ma inseriti in questo contesto, rielaborando lo slogan “ospiti di gente unica” del Turismo FVG in chiave “rainbow”, è stata una scelta che sembra aver funzionato. Ci sono sia rielaborazioni digitali (il capriolo che diventa unicorno, il Natisone che diventa glitter, ecc…) che riprese effettuate dal vero con attori in carne ed ossa, chiamati a vestire semplicemente i panni di loro stessi.
In realtà sono state le cartoline stesse a suggerirmi che tipo di soluzioni applicare, laddove nelle cartoline originali c’era la presenza di qualche figura umana io l’ho sostituita con delle riprese girate dal vero su chroma key, laddove invece ad attrarmi per una rielaborazione erano elementi del paesaggio o architettonici la post produzione è stata fatta solo digitalmente.

 

Tema cartoline. Gira voce tu sia un vero appassionato! Personalmente ammetto che fa strano vedere la nostra regione ‘in cartolina’. Credi che il motivo sia perché è un oggetto ormai passato di moda, o forse perché noi friulani siamo poco abituati a vederci da fuori?

Questa è una bellissima osservazione, io credo che le cartoline sul Friuli in generale colpiscano più perché non siamo abituati a vederci da fuori, fa parte della nostra mentalità. Forse non siamo nemmeno abituati a pensare al Friuli come meta turistica perché, di fatto, fino a pochissimo tempo fa non lo è mai stata. Per tutte queste ragioni, vedere i nostri luoghi, quelli che abbiamo sempre visto fin dall’infanzia, sotto forma di cartoline, vintage oltretutto, e infine pure rielaborate ha creato un cortocircuito estetico/psicologico nella mente dei friulani.

Quelle che appaiono nel video sembrerebbero datate almeno agli anni ’80. Un tocco vintage appositamente ricercato o, per assurdo, si tratta effettivamente di cartoline che i nostri turisti trovano oggi in vendita?

Per scegliere le 10 cartoline presenti nello spot ne ho visionate più di 8000 tra cartoline fisiche e digitali, girando una decina di rigattieri e antiquari e facendo lunghe ricerche sul web. Appositamente ho scartato tutte le cartoline troppo moderne, mi piaceva l’idea di utilizzare anche un occhio sul Friuli e sulle nostre bellezze che non esiste più, e che di fatto rende ancora più magico questo luogo. Oltretutto ero attratto anche dall’usura delle cartoline stesse, dalla grana di stampa e dai colori sbiaditi, ho pensato che potevano semplicemente, come hai detto tu all’inizio, rendere tutto un po’ più fiabesco e ovattato.
Comunque, per rispondere alla tua domanda, ci sono dei luoghi in città in cui sono in vendita ancora cartoline del Friuli anni ‘80 sbiaditissime, tra cui moltissime di donne e uomini con i vestiti tipici carnici attorno al fuoco!
Confesso di aver cercato in lungo e in largo una cartolina con quattro figure maschili vicino allo spolert per trasformarli in Village People della Carnia, ma purtroppo non l’ho trovata!

In occasione del Pride, andrebbero recuperati tutti gli originali esistenti e sovrastampati con i tuoi fotomontaggi. Potrebbe essere un bel souvenir per tutti coloro che arrivano da lontano, non credi? 

Sarebbe un’idea bellissima, ne parlerò con gli organizzatori o direttamente con il Sindaco!

Chi ti aspetti riempirà le vie di Udine il 10 Giugno? Con quale stato d’animo ti auguri che i partecipanti prendano parte alla manifestazione?

Udine non è mai stata una città in cui l’omosessualità è stata vissuta in piena libertà, gay e lesbiche ancora oggi si nascondono tantissimo, emigrano, oppure si ritrovano solo tra di loro ghettizzandosi, questo a mio avviso è da sempre stato dannoso per la causa, comprensibile da un lato, ma io ritengo che il miglior modo di sconfiggere il pregiudizio e l’omofobia sia quello di farlo sembrare normale e naturale davanti a tutti, con coraggio, mescolandosi, dandolo per scontato nei discorsi, senza frasi tipo “vi devo parlare, vi devo dire una cosa” ecc… Nel mio piccolo io ho sempre fatto così, non ho mai avuto compagnie di soli gay, non ho mai frequentato locali gay o feste, mi sono sempre mescolato, perché ho sempre cercato persone con cui stare bene a prescindere dal loro orientamento sessuale. E così ho fatto anche con questo spot, facendo sembrare l’ordinario straordinario, mostrando coppie, amori e sessualità differenti. Nel mio spot ci sono famiglie, eterosessuali (sì, il gogo boy è etero mi spiace), coppie lesbo, gay, drag queen, ci sono tutti. E così, nel mio piccolo, ho cercato di lanciare un messaggio che è proprio quello che il Pride è di tutti. Mi piacerebbe che quel giorno a sfilare ci fossero famiglie, bambini, etero, gay, lesbiche, che si uscisse allo scoperto senza paure, per rivendicare soltanto una normalità e che siamo tutti uguali. Ma quello che temo alla fine è che ci saranno molte persone LGBT da fuori e pochissimi udinesi, e che tra gli udinesi ci siano tantissimi eterosessuali pro causa. Ma è già un gran bel passo questo, no?

Si rumoreggia, sempre più a gran voce, che il 10 giugno ci sarà un’ospite incredibile a salutare il FVG Pride: Lady Gaga. È pazzesco! Trattasi di un’artista il cui tour europeo di quest’anno prevede una sola tappa in tutta Italia, come avete fatto a convincerla a venire proprio a Udine? Saranno mica state per davvero le tue cartoline?

Ebbene sì! Lady Gaga è letteralmente impazzita per le cartoline del Friuli, ma le abbiamo spedito anche un frico sottovuoto, forse tutto quel grasso le ha dato alla testa e ha deciso di fare questo video.  Noi la ringraziamo ancora tantissimo, e la attendiamo sul colle del castello per cantare con noi (tanto da Pordenone ci mette un attimo).

 

UOLLI (Tomas Marcuzzi) nasce nel 1978 a Udine dove vive e lavora. Nato come grafico pubblicitario, si è poi da subito appassionato all’illustrazione e all’animazione e successivamente ha deciso di abbandonare in parte l’arte digitale per costruire i suoi lavori quasi interamente a mano. Nel 2008 ha diretto il suo primo videoclip Ippocastano a metà strada tra animazione e costruzione reale di carta che è stato poi selezionato al MuseekFestival di San Pietroburgo. Negli anni a seguire ha realizzato numerosi lavori per varie committenze in ambito culturale come il Trieste Film Festival, l’Home Page Festival di Udine, il Sexto ‘Nplugged di Pordenone, il Far East Film Festival di Udine e l’Yspsigrock Festival di Castelbuono, realizzando trailer e campagne pubblicitarie. Il suo stile tattile è diventato un vero e proprio marchio di fabbrica negli anni e lo ha portato ad ottenere alcuni riconoscimenti e uscite su magazine nazionali e internazionali tra cui Gestalten, Max, Wired e tanti altri. Ha sviluppato alcuni importanti video promozionali anche per alcune istituzioni come la Camera di Commercio, l’Università di Udine, e per alcune note aziende come Bata, Moleskine, Banca di Credito Cooperativo, Illy Caffè. Da un po’ di anni si è dedicato principalmente nella realizzazione di videoclip musicali, realizzando video per artisti come Franco Battiato, Brunori Sas, Meg, Virginiana Miller, Niccolò Fabi, Lo stato sociale, Populous e molti altri. Da sempre appassionato di nord e in seguito a molti viaggi e lavori fatti in Islanda, SkyArte ha deciso di realizzare un documentario su artisti italiani in fuga con una puntata interamente dedicata all’Islanda e all’opera artistica di UOLLI. In tutti questi lavori il suo stile si è sposato alle esigenze promozionali senza intaccare la propria libertà stilistica e il suo immaginario naif, mostrando il suo mondo in bilico tra reale ed irreale, spesso costruito con le proprie mani creando scenografie, o storie dove far abitare lo spettatore.

In attesa di vedervi numerosi scendere in strada e unirvi al corteo cittadino di sabato 10 giugno, condividiamo un estratto dell’articolo di Piergiorgio Paterlini, pubblicato su l’Espresso l’anno scorso, in occasione della giornata mondiale contro l’omofobia.

“Cresciamo, tutti, chi più chi meno, nella paura e nell’odio per l’omosessualità (e per la transessualità e tutto l’elenco). Mi verrebbe da dire che gli omofobi si sono fermati ai loro sei anni, oltre che a prima dei presocratici. Ma non è difficile capirli, e non è facile per loro diventare adulti, acquisire informazioni, strumenti, guarire. Diventare donne e uomini più liberi. Perché poi è questo, alla fine.
Gli omofobi, dunque, li capisco. […] Chi non capisco, e chi detesto, sono invece gli uomini liberi, colti, progressisti che non fanno nulla. Per ignavia, per sottovalutazione, per ignoranza, per leggerezza, per viltà. Loro sanno che l’omofobia è una malattia – personale e sociale – loro sanno che fa male. Molto e a molti. Però se a scuola, al bar, al lavoro, in parrocchia, in vacanza, in ascensore sentono una battuta omofoba, lasciano passare, tacciono, magari ridacchiano imbarazzati o sovrappensiero, o fanno finta di non avere sentito.”
Piergiorgio Paterlini, Casa per casa contro l’omofobia: perché il vero nemico è il conformismo, L’Espresso, 17/05/16

 

Intervista a cura di Elena Di Giusto