Il 26 marzo al Teatro Nuovo Giovanni da Udine è stato messo in scena Toni Sartana e le streghe di Bagdàd di e con Natalino Balasso prodotto dal Teatro Stabile del Veneto e inserito nel cartellone di CSS Teatro Stabile di Innovazione del Friuli Venezia Giulia.
L’antieroica e corrosiva parabola esistenziale di Toni Sartana, capitolo 2. Un Macbeth in Iraq, fra contractor, streghe, speculazioni, debiti e spogliarelliste. Natalino Balasso ci porta nella terra dei Magnaschei, ci recluta per la vera guerra di religione, la guerra del dio denaro.
Se l’obiettivo di Balasso è portare in scena una trilogia, è giusto puntualizzare che “La catìvisima – parte seconda” non è un sequel, è un episodio, e in quanto tale fruibile senza aver visto la prima parte: l’improbabile contractor Sartana riceverà in Iraq la visita di tre streghe di Shakespeariana memoria che gli prediranno un futuro imprenditoriale roseo quanto improbabile. Questo è l’espediente che permette a Balasso di veicolare poi i temi centrali della piece: i cortocircuiti mentali della società moderna che portano alla ricerca ossessiva del guadagno per trasformarlo in opulenza che non accontenta mai chi la ostenta (la moglie Lea). Balasso vuole dirci che questa è la natura stessa del denaro.
Non pensiamo di mancare di rispetto a nessuno dei due se vediamo in Balasso un Quentin Tarantino del teatro, che infarcisce una commedia dai toni pulp di rimandi ed echi a quello a cui l’autore è affezionato. Si passa da Macbeth a La vita es un sueno di Calderon de la Barca, per finire ad ammiccare forse a Dürrenmatt nel finale pan-distruttivo. Come il regista americano, Balasso dissacra ciò che cita (senza però mancare mai di rispetto), inframezzandolo con la comicità inevitabilmente greve, consentita ed incoraggiata dalla natura vernacolare dei dialoghi. Il risultato è un esercizio creativo che presenta molteplici livelli di lettura. Con la peculiarità che per uscire soddisfatti da teatro non è per forza richiesto superare il primo.
Articolo di Marlene Escher