«Ci sono luoghi in cui non esistono disabilità, se non intese come qualcosa che tutte le persone vivono sotto forma di paure e blocchi che limitano la vita».
Uponadream e Prospettiva T presentano con queste parole il loro ultimo progetto, Assetto di volo. Un titolo che con buona probabilità riecheggia in molti di noi, ispirandosi ad un’intensa e omonima poesia di Pierluigi Cappello.
Assetto di volo è un docufilm, ma prima di tutto è stata un’esperienza indimenticabile non solo per i dieci ragazzi affetti da disabilità di varia natura che frequentano il servizio Sirio e il centro diurno CSRE di Gemona, ma per tutti coloro che vi hanno preso parte, in particolar modo per il regista Giulio Venier e Manuel Buttus, attore e autore della sceneggiatura. I due, amici e già collaboratori in numerose occasioni, si sono dimostrati estremamente disponibili nel raccontare di questo progetto che è nato, oltre ai già citati, assieme a COOP. ITACA, ANFFAS ALTO FRIULI, VOLO LIBERO FRIULI e realizzato con il contributo della Regione F.V.G. – GiovaniFVG – Comune di Gemona del Friuli.
L’idea generale, dicono entrambi, ruota attorno ai concetti di limite e disabilità.
Nella sua poesia Cappello descrive il corpo spastico di un ragazzo disabile come un motore imballato.
Un corpo contro la cui immobilità è necessario ribellarsi con determinazione, con la ferocia del lottatore.
Corpo che, quando si trasforma in antagonista, diviene limite nel condurre una vita autonoma, libera.
Il corpo però non è il solo a potersi imballare, ed è questo altro aspetto che gli autori intendono indagare. La disabilità, in questo progetto, non è più etichettabile in maniera tradizionale, non esiste più addirittura: attraverso il percorso compiuto e in condizioni particolari, infatti, è possibile distruggere la linea di separazione che divide il disabile dal “normodotato”.
La storia di fiction viene raccontata attraverso uno sguardo, quello di Ettore (Manuel), uno sguardo celato da un paio di occhiali da sole, uno sguardo chiaramente in assetto di difesa.
Possiamo idealmente scontrarci con questo personaggio, ma non possiamo al contempo fare a meno di identificarci in lui in alcuni momenti della nostra vita.
Credo che Ettore rappresenti lo specchio di tutte le volte in cui abbiamo paura: paura di qualcosa, dell’altro. Di tutte le volte in cui non abbiamo, né diamo, fiducia. Di tutte le volte in cui non diamo ascolto e voce ai nostri desideri più intimi, quelli più grandi.
«Pensiamo alla cosa più bella che ci viene in mente, alla cosa che desideriamo di più» E sono sicuro che lui sogna baci pieni di vento.
Sì, anch’io sono sicura che lui sogni questi baci, tutti noi li sogniamo.
«Perché tanto, che sia realizzabile domani o no, la desideriamo lo stesso»
Ecco qui, in questa frase, svelato il meccanismo che rende il nostro motore fragile e a rischio inceppamento. I desideri, le aspirazioni, i sogni, possono ribellarsi a noi quando fingiamo di non sentirli, quando abbiamo paura di seguirli. E immobilizzarci.
«Ci sono luoghi in cui non esistono disabilità», proprio perché lì le disabilità esistono per tutti.
Sono questi gli ambienti inesplorati, concreti o dell’anima, gli ambienti estranei, i sentimenti nuovi. E per raggiungerli questi luoghi è necessario intraprendere un percorso, accettare e assecondare una trasformazione, un’evoluzione. È necessario spararla grossa, volare alto con la mente, oltre e più su di tutte le barriere che la vita ci ha o noi stessi ci siamo imposti. In quest’ottica le speranze, le aspirazioni e i sogni «possono ben rappresentare il desiderio di riscatto e realizzazione che è proprio di ogni essere umano desideroso di vivere pienamente la propria esistenza». È necessario anche considerare la possibilità del fallimento: questa fa parte del gioco. Ma di fallimento non si tratterà quando un percorso ed un’esperienza sono stati compiuti.
Ci vuole un’estate piena e un padre calmo, dice Cappello.
Chissà com’è stata l’estate di questi dieci ragazzi, chissà se i desideri che forse non erano «subito subito realizzabili» si sono poi avverati. E chissà se Ettore è stato capace di distruggere le proprie disabilità, trasformando il proprio assetto di difesa in assetto di volo.
https://www.facebook.com/uponadream.studios/videos/930457053727736/
Stasera alle ore 20.15 al Cinema Teatro Sociale di Gemona del Friuli si proietta l’anteprima di questo bellissimo progetto, che è film, è documentario. Ma prima di tutto è il racconto di un’esperienza realmente condivisa, di una, di tante, evoluzioni.
adesso tiene
uniti la terra e il cielo dell’estate
non sbanda più, vince, è in equilibrio,
«Uno due tre!»
vola via.
Articolo di Chiara Burello