Vulnerabilità è la cifra del nostro tempo.
Così dice il volantino di VicinoLontano. Eppure non è la sensazione che si ha dopo aver assistito alla conferenza “L’età dell’incertezza”, di cui già solo il titolo è un vessillo del tema principale di VicinoLontano 2016.
A parlare è Lucio Caracciolo (1), massimo esperto italiano di geopolitica . Il tema incuriosire molti ascoltatori, tanto da riempire la chiesa intera e anche tutta la piazza antistante.
Si inizia subito con un’analisi generale dei conflitti mondiali, come se ci stessimo librando a volo d’uccello sul planisfero.
Sono molto interessanti gli studi demografici di cui Caracciolo ci riporta dati e contenuti: nel 2050 saremo circa 10 miliardi ad abitare questo pianeta, 3 in più di adesso.
È chiaro che con simili cifre la situazione sarà ancora più complessa. Ma la complessità non deriva solo dalle cifre, bensì da come queste cifre si muovono sul pianeta: tante a scontrarsi tra di loro nei vari conflitti internazionali. Ed è proprio su di questi che prosegue l’analisi dell’autore: ascoltando si è trasportati dai conflitti più esterni a quelli più vicini al continente europeo, per poi addirittura scendere anche ad alcune osservazioni sul futuro dell’Unione Europea.
Un tema caldo ai giorni nostri, quello delle migrazioni. Facile da cavalcare per i più rodati populisti, in quanto anima le paure di tutti. Però va messo a fuoco che il numero di migranti che ad oggi entrano in Europa rispetto al numero complessivo degli abitanti dell’Unione è solo lo 0,2%. Ed è incredibile come una cifra così bassa sia in grado di far vacillare prepotentemente la nostra identità europea.
Siamo vulnerabili perché circondati da conflitti. Siamo vulnerabili perché abbiamo conflitti interni. Ma siamo ancora più vulnerabili perché non abbiamo un’identità.
Ed ecco che riemerge quindi il tema della vulnerabilità, questa volta sotto un’altra luce.
Siamo vulnerabili perché circondati da conflitti. Siamo vulnerabili perché abbiamo conflitti interni. Ma siamo ancora più vulnerabili perché non abbiamo un’identità.
Ed ecco perché dalla conferenza non sono uscito preoccupato. La sensazione è quella di aver dato uno sguardo al futuro, o almeno di sapere quale potrà essere la trama che le Parche potrebbero tessere. E questo conferisce una certa sicurezza, perché come dice Caracciolo, dinnanzi alle incertezze cresce la responsabilità di cercare le proprie certezze. Vuoi sfruttando le gambe per muoverci in posti più sicuri, vuoi sfruttando la testa per realizzare le opportunità che questa età di incertezze ci offre.
Ecco quindi che forse, l’età dell’incertezza può diventare l’età delle certezze.
(1) È direttore delle riviste LiMes e Heartland. Scrive editoriali e commenti di politica estera per il Gruppo Editoriale L’Espresso e per autorevoli testate straniere. Insegna Studi strategici all’Università Luiss Guido Carli di Roma. È membro del comitato scientifico di vicino/lontano.
Articolo di Federico Fabris.